Se seguite questa newsletter potreste aver notato che nelle ultime settimane ogni tanto accennavo alla visione dell’Amica Geniale senza entrare in particolari dettagli. Un po’ perché volevo aspettare di finirla per esprimere un giudizio completo, un po’ perché da tempo parlavamo con Anita di fare un’edizione speciale tutta dedicata alla serie. Adesso la serie è finita in America e sta andando in onda in Rai - quale migliore momento per tesserne le lodi e convincervi tutti a buttarvi a piè pari nel mondo di Ferrante. Piccolo contrattempo: Anita dopo pochi episodi, ormai un mese fa, mi dice che non ce la fa più e non riesce ad andare avanti. Io, dall’alto della mia disoccupazione più che dedizione, proseguo. Concordiamo comunque sul fatto che avere l’opinione di una die-hard fan delusa sia comunque più interessante di non averne nessuna (o solo il mio solito brillante patchwork di tweet). Quindi a mezzanotte di Lunedì mi arriva questo sfogo di Anita sull’Amica Geniale con cui io mi sento d’accordo e che vi riporto per intero. Magari io comunque qualche tweet ve lo metto perché non ne riesco a fare a meno (molto poco di sinistra in questo momento lo so scusatemi).
Forse dovrei introdurre Anita ma mi piace lasciare quest’aura di mistero attorno a lei che si addice molto al tema.
Piccola nota per chi non ne sapesse proprio nulla della serie e i libri: svegliatevi. Scherzo (?). Anita scrive queste parole così arrabbiate proprio perché questa è una GRANDE storia - sia nei libri che nella serie. Siamo così appassionate a screziarla proprio perché di base ci piace MOLTO. Io ho pianto per tutta quest’ultima stagione e ora sto rileggendo il libro continuando a piangere. Comunque ci sarebbero mille cose da dire, ora lascio la parola ad Anita ma ne riparleremo.
Credo che tutti conoscano l’amica geniale tramite consiglio di qualcuno, e questo è il senso di parlarne qui, per insistere come ha insistito mia madre con me per portarmi al cinema Tibur a vedere le prime puntate della prima stagione nel lontano 2018, e per insistere come aveva insistito sua sorella con lei per farle leggere i romanzi, e chissà chi altro prima ancora con mia zia. Ed è normale anche opporre una buona resistenza: io non avevo voglia di farmi piacere qualcosa che piaceva alle signore di mezza età, (ho dei chiari problemi di gerontofobia, soprattutto verso la vecchia che sento abitarmi dentro da sempre), ma poi ho capito qualcosa: e cioè che per me, l’Amica Geniale è la cosa più da femmine che esista al mondo, e le femmine non hanno età.
Al di là di queste considerazioni da influattivista il viaggio nei libri di Elena Ferrante e nella serie tratta dalla sua opera lo augurerei a chiunque, uomo, donna o altro, anche se non soffrite come me di un problema di identificazione pericolosa nei confronti di Elena Greco, protagonista della saga. Apice della mia vita è stato infatti quando un Natale sull’autobus a Napoli mi chiesero se ero l’attrice che la interpretava (Margherita Mazzucco, non Alba Rohrwacher, ma ci arriveremo). Se volete approfondire questo aneddoto che trabocca di egocentrismo chiedete pure a Pietro, era presente anche lui, ma correrete il rischio che vi racconti di come la settimana scorsa mentre era in bici a Milano lo hanno scambiato per Timothee Chalamet.
Comunque se vi piacciono le persone allora vi piacerà anche l’Amica Geniale. Se invece preferite gli animali non so che dirvi, provate a crescere e a non piangere quando litigate.
Fino a qui tutto bene si diceva un tempo per essere cool al liceo e citare l’unico film francese che era opportuno conoscere nei collettivi prima di approdare all’università. E cosi è stato per tre lunghe stagioni di adattamento televisivo dell’opera letteraria di Ferrante. La quarta stagione noi fan l’abbiamo attesa moltissimo, accontentandoci di pochissime immagini trapelate dal set e quando, finalmente, Ali mi ha mandato il link Telegram per vederla in contemporanea con gli Stati Uniti prima della messa in onda in Italia non ho resistito. Per tre puntate, poi basta. Lei era lì, ogni martedì una notifica su Telegram mi avvisava di nuovi 50 minuti da guardare eppure non avevo voglia di soffrire. Perché in questa stagione, per quello che ho visto, si soffre tanto, e non è merito della storia.
Partiamo dalla prima e più sconvolgente novità: il cast. Io sono gerontofoba è vero, ma i nuovi Lenù e Nino, facendo una media, hanno circa 20 anni in più rispetto all’età dei loro personaggi a inizio quarta stagione. Ora, con tutto l’impegno, la magia del cinema, la sospensione dell’incredulità, è profondamente diverso vedere la storia di due poco più che trentenni che decidono di rivoluzionare le proprie vite, matrimoni e figli, in una società poco caritatevole con questa scelta, per vivere la storia d’amore che avrebbero sempre voluto. Se a darmi questo slancio di vita c’è un sessantenne e la sua fidanzata che sia avvia ai cinquanta si travisa completamente il senso della storia. Per di più non avevo nessun desiderio di vedere il culo nudo di Gifuni rincorrere Alba Rohrwacher, temo che quella scena sarà l’ultima immagine che avrò davanti agli occhi prima di spirare. Poi per carità Gifuni si difende, il suo Nino a me piace, c’è tutta la seduzione e il paraculismo necessario. Solo che andava bene se avessero girato questa stagione in contemporanea alla Meglio Gioventù.
A Lenù ci si abitua perché alla fine l’essere umano sopravvive se si adatta, ma questo non è il ruolo di Alba Rohrwacher, che pure mi piace come attrice in generale. Ma lei è un pesce d’acqua dolce, la vedo e percepisco il Lago Trasimeno o la campagna Toscana o qualunque altra cosa abbia influenzato la sua infanzia bucolica. Non Napoli, non sento il sale, non sento le radici di Elena con cui lei combatte e da cui non può estraniarsi mai.
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Enable 3rd party cookies or use another browserE non è neanche solo colpa sua, ma anche di una regia che insiste fino all’asfissia sui primi piani e campi medi dei personaggi perdendo quasi completamente il contesto. Spero che gli scenografi e gli arredatori siano guariti dalle ulcere contratte per tutto il lavoro fatto e che si vede troppo poco. Ed è un danno sia per lo spreco immenso di un budget senza pari che non viene sfruttato, sia perché tradisce un aspetto fondamentale di questa storia: l’amica geniale non è solo un racconto intimo, è soprattutto un racconto di legami e relazioni profondamente legati al contesto sociale e alla storia, che cambiano, e questi cambiamenti andrebbero sottolineati. Non basta Bruno Vespa in TV che annuncia il rapimento di Aldo Moro.
Tutto questo mi ha fatto quasi dimenticare la benedizione per cui, alla fine, insisterò nella visione, (oltre alla fomo): Irene Maiorino, ovvero la nuova Lila Cerullo, incredibile. L’unica da salvare in un reshooting per cui a breve apriremo una campagna fondi.